da Casa delle donne Parma
Questo 25 novembre non potremo scendere in piazza. Da molti mesi ormai la pandemia sta limitando l’attività della Casa delle donne che però, nonostante l’impossibilità di fare assemblee e iniziative, non ha mai smesso di tessere quella rete di sostegno e di attivismo che avevamo iniziato a costruire prima che la pandemia travolgesse le nostre vite. Il 25 novembre (e soprattutto questo 25 novembre) la Casa non poteva rimanere silente. Sappiamo bene come il lockdown e la crisi economica conseguente abbiano di fatto peggiorato la vita di molte donne, aggravato situazioni di violenza e peggiorato i gap di genere, nel lavoro e nella società.
Basta elencare alcuni dati per capire che questa non è un’emergenza momentanea ma un costante problema della società patriarcale in cui viviamo. Le chiamate arrivate al 1522, numero nazionale contro la violenza e lo stalking, sono aumentate del 73% nel solo periodo tra marzo e aprile 2020. Secondo le statistiche pubblicate da Amnesty International una donna su cinque tra i 18 e i 55 anni è vittima di molestie online e viene offesa per il suo corpo o la sua opinione. Una donna su tre ha subito nella sua vita diverse forme di violenza, molto spesso agite da uomini a lei vicini, mariti, ex o amici.
Queste notizie sono solo l’apice, visibile e grave, di una subcultura che respiriamo tutti i giorni. Sui giornali è apparsa la notizia della maestra licenziata a Torino perché vittima di revenge porn ma perché non parliamo del fatto che il suo video, messo in circolazione senza il suo consenso, è il più ricercato su PornHub? Perché non stiamo attent* alle parole che utilizziamo quando per esempio chiamiamo la collega per nome e il collega con titolo e cognome? Perché non mettiamo in discussione le valanghe di insulti che donne e soggettività lgbtquia+ ricevono online?
Ecco, la Casa delle donne ha voluto riflettere su queste forme di violenza meno visibili, spesso non riconosciute come tali e perciò tollerate. La campagna social #anchequestaèviolenza mette nero su bianco quelle frasi che abbiamo sempre sentito, che ci hanno ripetutamente rivolto e che ora non accettiamo più. Lo facciamo per far emergere tutta la violenza patriarcale pervasiva e sistemica, e per aiutare tutt* a riconoscerla e a cambiare i loro comportamenti e le loro parole. Abbiamo messo in scena i nostri corpi trasformandoli in strumenti di lotta, rivendicando la loro bellezza e unicità. La campagna sarà pubblicata dai canali social – facebook, instagram e sito web (http://casadelledonneparma.it/) – della Casa delle donne dal 25 novembre per una settimana.
L’iniziativa ha sollecitato una grande partecipazione non solo tra le donne della Casa che hanno voluto raccontare episodi personali e che si sono messe in gioco attraverso i loro corpi, ma anche tra le nuove generazioni come le ragazze e i ragazzi del Centro giovani Federale che, sul modello della nostra iniziativa hanno riflettuto sulla violenza da loro percepita e hanno prodotto i loro scatti. Questi sono tutti segnali di una sensibilità che sta prendendo voce e auspichiamo che questo sia solo l’inizio di una presa di consapevolezza diffusa. Perché la violenza non cresca bisogna rendere sterile il terreno culturale che la nutre.