da Comitato No Pillon
Mentre arrivano nuove adesioni al presidio di venerdì 15 novembre contro la conferenza del senatore leghista Simone Pillon, il Comitato No Pillon risponde pubblicamente ad alcune dichiarazioni di Fabio Mezzadri, presidente della Camera civile di Parma, rilasciate al quotidiano confindustriale “Gazzetta di Parma” (ndr).
Fabio Mezzadri, presidente della Camera Civile di Parma, in merito al corso di formazione organizzato a Parma per il 15 novembre e che vedrà il senatore Pillon tra i relatori, dichiara alla “Gazzetta di Parma” che: “non tollera censure, velate intimidazioni né tanto meno minacce”. Sacro santo! Siamo pienamente d’accordo con lui. Il problema però sta, ancora una volta, nell’uso delle parole, e lui, che di parole vive, sa bene quanto peso abbiano e le dovrebbe ponderare più di altri.
Censure, intimidazioni e minacce da parte di chi? Chi è minacciato e da cosa o di che cosa? Purtroppo viviamo in tempi così, dove la protesta è scambiata per intimidazione, il presidio per minaccia.
Noi donne del comitato NoPillon non vogliamo minacciare nessuno, anzi. Piuttosto siamo noi che ci sentiamo minacciate da un disegno di legge che va a ledere in modo inequivocabile diritti e conquiste ottenute con anni di battaglia e attraverso un referendum abrogativo che ha segnato la storia della nostra prima Repubblica.
Noi ci sentiamo minacciate da un progetto legislativo che descrive la condivisione della genitorialità come una forma di responsabilizzazione dei padri, mentre sappiamo che così non è. Che trasforma i figli in pacchi da spostare da una casa all’altra e che impone la mediazione familiare e per di più a pagamento. Che impone il mantenimento diretto dei figli, senza più tenere conto delle differenze di reddito tra i coniugi. Che non riconosce la violenza contro le donne e contro i bambini, mentre eleva a teoria scientifica la sindrome di alienazione parentale, non riconosciuta dall’OMS.
Dispiace che Mezzadri ci veda come una minaccia. Noi, al contrario, crediamo che la nostra presenza venerdì sia una ricchezza per la nostra città e non un’intimidazione. Poter esprimere dissenso è e resterà sempre un valore fondamentale della nostra democrazia. Noi non rappresentiamo una minaccia, ma un’espressione della pluralità dei pensieri e delle opinioni della nostra società.