Televendita all’aeroporto di Parma

da Comitato No Cargo Parma

Ricordate quando negli anni ’80 organizzavano le corriere gratuite che vi portavano in località marine e durante il viaggio cercavano di vendervi delle pentole? Ecco, oggi [16 gennaio 2019, ndr] una bella schiera di imbonitori ha cercato di vendere alla cittadinanza e agli investitori (quali?) quel bel pentolone pieno di densa materia organica di scarto denominato Aeroporto di Parma. 
Verso le ore 12 è iniziata la televendita, non in una corriera bensì nella hall dell’aeroporto, presidiata, anche all’esterno, da una esagerata quantità di forze dell’ordine, segno che gli organizzatori erano ben consapevoli della porcata che stavano proponendo, e temevano proteste.

La sintesi? L’Aeroporto di Bologna vorrebbe tenersi i fruttuosi voli passeggeri che portano soldi sul territorio e sbolognare (mai termine fu più azzeccato) a Parma gli inquinanti voli cargo promettendo un preaccordo (cos’è un preaccordo ?!) con So.Ge.A.P. di 18 mesi; ma di soldi propri, non ce ne mette, per ora. La regione conferma i 12 milioni (nostri), più forse altri 5 (sempre nostri), ammesso che il progetto di ampliamento venga realizzato, e dichiara apertamente di non voler entrare nella società di gestione dell’aeroporto. Il comune di Parma ci metterà altri 5 milioni (toh, anche questi nostri, è in tutto fanno 20) per la viabilità mentre l’Unione Parmense degli Industriali si augura che tutto vada per il meglio ma di soldi non ce ne mette.

In tutto questo, il progetto di sviluppo dell’aeroporto (e le relative osservazioni) è ancora in attesa della valutazione della commissione VIA del Ministero dell’Ambiente ed è irrisolta la questione dell’incompatibilità tra Aeroporto e il Parma Urban District.

“Scusi, vuole questo bel pentolone?” “No, grazie!”