“Se avesse le tette farebbe anche l’annunciatrice” diceva di lui Enzo Biagi in una celebre intervista al Cavaliere. Perché Silvio Berlusconi è stato uno, nessuno e centomila: cantante, venditore, correttore di bozze. E poi costruttore, editore, imprenditore e politico. Dal mattone alla cosa pubblica, passando per la televisione e il calcio. Un filo conduttore: il potere. Continue reading “Storicizzare Silvio Berlusconi. Un nuovo corso della Libera università del sapere critico”
Venerdì 22 marzo, alle ore 18, presso la Libreria Feltrinelli di via Farini 17, a Parma, verrà presentato il libro Democrazia Proletaria, la nuova sinistra tra piazze e palazzi (1968-1977) di William Gambetta, ricercatore di storia contemporanea, in una nuova edizione appena uscita per Derive Approdi. L’incontro è promosso dal Centro Studi Movimenti. A discutere con l’autore del percorso travagliato che portò alla costituzione del partito di Democrazia Proletaria nel 1978 saranno Matteo Battilani, Andrea Cossu ed Erika Trombi. In vista della presentazione pubblichiamo una recensione di Battilani [ndr].
“È come se su quell’area dell’estremismo più o meno organizzato fosse calata una damnatio memoriae, una condanna fatta propria anche dalla storiografia, in special modo da quella accademica, per cui di quella parte dei movimenti sembra non se ne possa più parlare se non per segnalarne il furore ideologico, l’incorreggibile settarismo, la deriva violenta o le inevitabili crisi”. È con queste parole che William Gambetta segnala, e si propone di superare, i limiti di una storiografia che ha a lungo ignorato o affrontato troppo superficialmente la storia della sinistra antagonista durante il “lungo Sessantotto”. L’autore riporta così alla luce l’estrema attualità di una storia spesso trascurata. Continue reading “La nuova sinistra tra conflitti sociali e presenze elettorali. Il libro su Democrazia proletaria di William Gambetta”
Lunedì mattina 19 febbraio 2024 nella stazione ferroviaria di Parma è arrivato e si è fermato nel primo binario fino alle 19 “il treno del ricordo”, un vecchio treno adibito a museo, con materiali e filmati, allo scopo di far conoscere la vicenda delle foibe del ’43 e ’45 e dell’esodo istriano giuliano dalmata, avvenuto sopratutto in seguito al trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, da parte di quegli italiani (circa 250.000 mila nel corso di dieci e oltre anni) che scelsero l’Italia anziché restare in quelle zone che col trattato passarono alla nuova Repubblica socialista jugoslava. Un’iniziativa, “il treno del ricordo”, intrapresa dal Governo quest’anno per la prima volta, in linea con la mistificatoria e falsificazionista celebrazione nazionale della ricorrenza del 10 febbraio “giorno del ricordo” introdotta con la legge 92/2004. Continue reading “No al “treno del ricordo” parziale e mistificatorio”
Col “giorno del ricordo” del 10 febbraio, istituito nel 2004, in Italia assistiamo a un racconto parziale e mistificatorio dei fatti accaduti nelle zone del confine italiano nordorientale. Anzi c’è, innanzitutto, l’occultamento: nulla si dice sull’azione delle squadracce fasciste che cominciò poco dopo la fine della prima guerra mondiale proprio in quelle terre culminando, nei confronti degli sloveni, nella distruzione del Narodni dom l’edificio di Trieste sede delle organizzazioni degli sloveni, nulla si dice dell’opera di italianizzazione forzata nelle zone passate al Regno d’Italia popolate anche da sloveni e croati fatta dal fascismo durante il ventennio, il silenzio si mantiene sulla guerra d’aggressione intrapresa dall’Italia fascista nel ’41 e sulla feroce occupazione di suoi vasti territori. Continue reading “Foibe e fascismo. Un incontro al Circolo Aquila Longhi per capire la storia del confine orientale italiano”
Martedì 7 e 14 giugno alle ore 21, in piazzale Inzani il Centro studi movimenti metterà in scena */Maschi si diventa? Storie della mascolinità tra fine 800 e oggi/*, due conferenze spettacolo che racconteranno la storia della mascolinità dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, passando per alcuni momenti cruciali per la storia del Novecento e per la definizione di nuovi modi di essere uomini, come la Grande guerra, il fascismo, il boom economico e la stagione dei femminismi degli anni 70. Continue reading “Maschi si diventa? Due serate sulla storia della mascolinità”
“Gli operai della Fiat sono ritornati al lavoro. Tradimento? Rinnegamento delle idealità rivoluzionarie? Gli operai della Fiat sono uomini in carne ed ossa. Hanno resistito per un mese. Sapevano di lottare e di resistere non solo per sé, non solo per la restante massa operaia torinese, ma per tutta la classe operaia italiana. Hanno resistito per un mese. Erano estenuati fisicamente perché da molte settimane e da molti mesi i loro salari erano stati ridotti e non erano più sufficienti al sostentamento famigliare, eppure hanno resistito per un mese […] sapevano che ormai alla classe operaia erano stati tagliati i tendini, sapevano di essere condannati alla sconfitta, eppure hanno resistito per un mese. Non c’è vergogna nella sconfitta degli operai della Fiat”[1]. Continue reading “Gli operai si organizzano in partito. A cento anni dalla nascita del Pcd’I”
In occasione dell’incontro su Vittorio Bottego di giovedì 29 ottobre, alle ore 18, organizzato dal Centro studi movimenti sul suo canale youtube (in collaborazione con il festival Il Rumore del lutto e con il contributo di Azienda Selene), pubblichiamo un contributo di Andrea Bui e Latino Taddei che anticipa i temi trattati [ndr].
Il viaggiatore che arriva a Parma col treno, appena uscito dalla stazione, viene accolto da un monumento davvero particolare, rappresentante, all’interno di una grande fontana, un uomo bianco, un soldato, armato di spada (ma con l’altra mano in tasca) che domina due africani, rannicchiati e timorosi, vestiti di stracci. La targa recita “A Vittorio Bottego 1897-1907”. Oltre a questa imponente statua, nella nostra città altri luoghi ed altri spazi portano il nome di Vittorio Bottego: un museo (in cui sono conservati alcuni suoi “cimeli africani”), una scuola ed anche la via ed il piazzale vicini al monumento (e fino a qualche anno fa anche un ponte, ora rinominato “ponte delle nazioni”). Continue reading “Vittorio Bottego: un’esploratore perso nella nebbia dell’Africa orientale”
Per decenni il colonialismo italiano è stato il ritratto dolciastro di ponti e strade nel deserto, costruttori e lavoratori, un panorama in cui le armi erano un orpello d’obbligo in braccio a bonari soldati italiani. Una colonizzazione senza violenza, senza gli eccessi delle grandi potenze coloniali europee. Nonostante la ricerca storiografica abbia da tempo sollevato il velo dell’oblio, nella coscienza collettiva del nostro paese il rimosso coloniale ha lasciato tracce evidenti. Continue reading “Ti porterò dall’Africa un bel fior. Un convegno online del Centro studi movimenti”