Siamo d’accordo perché questa idea risponde a una necessità profonda del San Leonardo, un quartiere ferito da una trasformazione urbana che non si è realizzata, lasciando non solo cicatrici fatte di cemento, ma di socialità e di vivibilità negate. Un centro concepito in questo modo, quindi, potrebbe diventare un punto di incontro, con una biblioteca che manca in quartiere, e in cui tutto l’associazionismo vivo in San Leonardo potrebbe trovare una casa, un luogo con una funzione pubblica.
“Pubblico” non è una parolaccia: un Comune deve fare tutto quello che è nelle sue possibilità per evitare l’ennesimo centro commerciale in San Leonardo. Invece, se si chiede un intervento dei privati, questi poi cercano di realizzare un guadagno e lo realizzano con attività come i supermercati. Quindi bisogna avere una vera pianificazione urbanistica e non fare un collage di tanti piccoli progetti privati. Facciamo in modo che la politica risponda all’interesse generale e non al compromesso tra tante piccole lobby. Altrimenti il risultato è una città dilaniata.
Saremmo felicissimi che il progetto trovasse casa nella ex Bormioli e che prendesse ispirazione dalle formidabili lotte operaie che questa fabbrica ha avuto nella nostra città. Ricordiamo che i diritti non ci sono stati regalati dall’alto, da qualche benefica entità, ma sono stati strappati al prezzo di lotte che dobbiamo essere tutti disposti di nuovo a fare.