da Potere al Popolo Parma, Infopoint Barricate e Rete Diritti in Casa
Ogni essere umano ha diritto alla salute, alla sua protezione e, in caso di malattia, ha diritto a ricevere le cure più efficaci. Banale, no? Tanto banale quanto indiscutibile, non a caso è un diritto sancito dalla Costituzione italiana così come dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: parliamo di un bene pubblico, quindi. In altre parole, la nostra salute non è in vendita. Ma allora perché la maggior parte dei governi ha delegato la soluzione della catastrofe pandemica ad aziende private, che per definizione devono badare prima di tutto al proprio guadagno? Perché la produzione dei vaccini anti-Covid è in mano a multinazionali farmaceutiche in competizione tra loro? Com’è possibile che siano state privatizzate tecnologie sanitarie fondamentali sviluppate con risorse pubbliche, cioè con i nostri soldi?
Sono domande dettate da semplice buon senso, non servono analisi sofisticate e non riguardano certo prese di posizione di parte o faziose. Basterebbe un minimo di logica. Sarebbe altrettanto razionale aspettarsi che qualcuno sollevi la questione nei maggiori media nazionali e internazionali, dato che ormai da mesi siamo con il fiato sospeso, in attesa delle dosi in grado di mettere fine alla tragedia, alle morti, così come al disastro economico e sociale. Invece, nonostante ritardi sospetti, promesse non mantenute sul numero di fiale, dubbi sull’efficacia e contratti opachi tra autorità nazionali e big pharma, il dibattito pubblico ha preferito rimbambirsi di numeri e statistiche, di polemiche sui colori delle regioni, per non parlare dei negazionisti o delle crisi politiche da soap opera.
A costo di sembrare eretici, quindi, proviamo noi a ribadire la priorità della salute di tutti e tutte noi: nessun profitto sui vaccini. Significa rimettere al pubblico, quindi nelle nostre mani, tutto ciò che riguarda la produzione e la distribuzione delle misure anti-Covid. Ma, a questo punto, qualcuno potrebbe chiedersi: è davvero possibile fare a meno dei colossi farmaceutici? Non solo è possibile, abbiamo addirittura un esempio concreto che toglie qualsiasi dubbio: il vaccino cubano Soberana 2 è all’ultima fase di sperimentazione e, superata questa, il piano prevede di produrre circa 100 milioni di dosi, destinate anche ad altri paesi che ne hanno bisogno. E Cuba è un’isola sotto embargo, che ha la popolazione della Lombardia e il Pil della Campania. Possibile che non si riesca a fare la stessa cosa in un paese come il nostro, che è la settima potenza industriale del mondo?
Per questo aderiamo alla campagna internazionale #noprofitonpandemics, iniziativa dei cittadini europei (Ice) che si articola in quattro punti: salute per tutti, trasparenza su dati, contratti ed efficacia, controllo pubblico del denaro pubblico, e nessun guadagno da parte di privati sulla pandemia. Come contribuenti, siamo noi ad aver pagato per la ricerca e lo sviluppo di vaccini e trattamenti. Si tratta solo di riprendersi quello che è nostro.