da Lega Anti-Vivisezione
Il Consiglio di Stato ha deciso: possono riprendere dopo alcuni mesi gli esperimenti sul cervello dei macachi chiusi nello stabulario dell’Università di Parma. Finite, per loro, le speranze di salvezza. Abbiamo combattuto una battaglia per oltre due anni, contro i giganti favorevoli alla sperimentazione animale. Una lotta con cui abbiamo svelato ciò che accadeva in quei laboratori, per questo studio autorizzato all’Università di Torino, finanziato con fondi europei.
“Ci sono voluti mesi solo per ottenere la descrizione del progetto e all’inizio ci avevano risposto che nemmeno esisteva. – commenta la biologa Michela Kuan, responsabile LAV Ricerca senza animali – Leggendo il protocollo ci siamo subito accorti delle forti contraddizioni con quanto previsto dalla normativa, fatto che continuiamo a ribadire, tanto più con l’accoglimento da parte del Consiglio di Stato dei nostri rilievi sui report sulla sofferenza degli animali e, che ora, potremo rendere pubblico nei particolari”.
In questa lunga campagna d’informazione e denuncia numerosi esperti scientifici e legali hanno sostenuto la richiesta LAV di fermare la sperimentazione e liberare gli animali. Psicologi, medici, veterinari, primatologi, contrari a questo esperimento per ragioni scientifiche, e non ideologiche come continuano a sostenere i fautori della sperimentazione animale.
Il Consiglio di Stato ha nei mesi scorsi sospeso lo studio “Light-up” per ben due volte, fatto unico nella storia del nostro Paese, sottolineando che non era stata sufficientemente argomentata la impossibilità di ricorrere ad altri metodi, e che l’eventuale perdita dei fondi legati al progetto era secondario “rispetto alla cecità
provocata in sei esseri senzienti, con indubbia sofferenza”.
“Oggi non ha perso solo la LAV, e gli oltre 440’000 cittadini che hanno aderito alle nostre richieste, – prosegue Michela Kuan – ha perso tutta la ricerca, ha perso l’Italia dove si continua a voler difendere una sperimentazione fuorviante, dispendiosa e ancorata al passato, a discapito del diritto e della vita di tutti e dei metodi innovativi di ricerca. Ma questo risultato certo non ci sorprende viste le intimidazioni e le pressioni che ha ricevuto persino il Presidente del più alto grado giurisdizionale, un fatto gravissimo che ha calpestato ogni diritto costituzionale e il comune senso di dignità e rispetto”.
Il Consiglio di Stato, la cui imparzialità è stata messa in dubbio dagli strenui difensori dello studio, ha invece delegato la decisione a un ente esterno, proprio per garantire la massima neutralità, e ha scelto la Fondazione Bietti, Istituto riconosciuto dal Ministero della Salute (quindi non certo vicino alle istanze della LAV) e che ha prodotto, nonostante l’obbligo di confrontarsi anche con gli esperti indicati da noi, un parere totalmente di parte, non citando nemmeno una riga delle decine di pagine dei pareri depositati da LAV, che smontavano scientificamente il progetto in ogni suo punto: scandaloso che nulla del nostro lavoro trovi traccia nel documento della Fondazione.
Non ci fermeremo qui; abbiamo contribuito ad accendere i riflettori su quanto avviene dietro le porte chiuse dei laboratori, e noi faremo in modo che restino accesi. Non ci arrendiamo davanti al muro che protegge ciò che accade dietro le sbarre di quelle gabbie, che si ostina a promuovere gli stabulari come luoghi di benessere, non cederemo alle pressioni della campagna mediatica di parte che ci ha fatto oggetto di quotidiani attacchi (sono scesi in campo sperimentatori e persino senatori, riempendo i media delle loro argomentazioni, senza possibilità di replica), e renderemo noto tutto il lavoro fatto per sostenere le nostre argomentazioni, durato oltre due anni, compresi quei pareri scientifici ed etologici che continuiamo a ribadire, non sono stati sufficientemente valutati nell’autorizzazione del Ministero della Salute.