di Emanuele Leonardi*
La notizia è allarmante, ma purtroppo non sorprendente: Parma è una città avvelenata, che ogni anno sacrifica le vite di oltre 200 (duecento!) dei suoi cittadini sull’altare delle produzioni nocive e del trasporto di merci. In particolare, secondo uno studio condotto dall’Università di Utrecht, dal Global Health Institute di Barcellona e dallo Swiss Tropical and Public Health Institute di Basilea, Parma è al 38esimo posto nella classifica europea (non italiana…) delle città con il più alto tasso di mortalità da polveri sottili.
Certo, non è un caso isolato: a essere una camera a gas è l’intera pianura padana (Brescia la maglia nera a livello continentale). Al suo interno, l’Emilia-Romagna conferma la triste tendenza: oltre a Parma ci sono otto città tra le prime 100 in questa triste classifica: Piacenza (25), Ferrara (26) e Carpi (33), Modena (50), Sassuolo (60), Bologna (73), Forlì (82) e Ravenna (89). Proprio come per la pandemia, ciò che emerge con grande chiarezza è lo scontro tra la salute di tutti e i profitti di pochi: dobbiamo decidere da che parte stare.
Serve un grande piano di investimenti sui trasporti pubblici e sulla riconversione ecologica delle produzioni. E a pagare sia chi fino a oggi ha inquinato impunemente. Non la pensa così la Regione, che nella selva di misure “straordinarie” fa rientrare pure lo slittamento del blocco di circolazione per i veicoli diesel Euro4. Il motivo di una tale follia? Le restrizioni alla mobilità privata intaserebbero il trasporto pubblico rendendolo più rischioso dal punto di vista dei contagi! Il circolo vizioso non potrebbe essere più gigantesco: tutti sanno che i danni alle vie respiratorie rendono le persone più vulnerabili al Covid-19, ma per ridurre il rischio-contagio si rimandano le misure che migliorerebbero la qualità dell’aria.
Possibile che a nessuno dei nostri governanti in Regione venga in mente che la gratuità e il potenziamento del trasporto pubblico sarebbero le migliori risposte alle due emergenze sanitarie (pandemia e inquinamento) che si rafforzano l’una con l’altra? Bè, forse ci avranno pensato, ma avranno immediatamente chiuso questa buona idea nel cassetto: per metterla in pratica, infatti, servirebbe mettere la salute al primo posto, e il profitto a seguire. Precisamente ciò che non vogliono fare.
*sociologo e attivista di Potere al Popolo Parma