di Potere al Popolo Parma
È di pochi giorni fa l’annuncio dell’arrivo in zona Spip di un nuovo magazzino Amazon, con tanto di soddisfazione del sindaco Pizzarotti per l’operazione conclusa. Sono annunciati 100 nuovi posti di lavoro, in tempo di crisi nera come questa, sono annunci che fanno gola. A leggere bene, in realtà, nel magazzino i posti saranno 30, 70 invece la previsione delle assunzioni dei servizi. Insomma, 30 sicuri, gli altri 70 vedremo.
Ma ammesso che saranno proprio 100 i nuovi posti di lavoro, ci chiediamo come saranno e quanti posti, invece, andranno persi nel commercio. Siamo sicuri che il saldo sarà positivo? Sono note le condizioni bestiali cui sono sottoposti i lavoratori dei magazzini di Bezos sparsi per il mondo. La facilità del click per la consegna l’indomani di ogni oggetto immaginabile, magari gratuita, è pagata proprio dai lavoratori della logistica sottoposti a uno sfruttamento feroce. Ne è una dimostrazione l’atteggiamento tenuto dalla multinazionale del pacco durante l’emergenza Covid-19, che ha continuato a far lavorare i suoi dipendenti in barba a ogni misura di sicurezza.
Sul piano occupazionale, quindi, è lecito chiedersi se ne valga la pena, anche solo in termini numerici. Della qualità del lavoro, ormai, non si parla più nel dibattito politico: basta sventolare due numeri, fare statistica. Oltre a questo diventa chiaro, al di là delle retoriche green, che tipo di città abbiano in mente gli amministratori di Parma: cemento, logistica, infrastrutture “irrinunciabili”, Parma capitale di tutto… Vi ricorda qualcuno? Esatto: gli amministratori degli ultimi vent’anni. La città è un oggetto da vendere al migliore offerente, che farà cassa e con le briciole ci farà fare le piste ciclabili. E magari qualche bel progetto filantropico, green e smart ovviamente.
È facile pensare che l’investimento sull’aeroporto trovi un nesso con questa nuova presenza, un bel polo logistico in mano ad Amazon è quanto di meglio ci si possa aspettare per promuovere uno sviluppo rispettoso dell’ambiente e della dignità del lavoro, o no? Ma in fondo l’aumento del traffico veicolare e aereo, dell’inquinamento connesso, la desertificazione commerciale e l’incremento dei rifiuti non compariranno nelle prossime brochure del Comune, che si venderà come la terra del prosciutto e del formaggio più buoni del mondo.
Siamo consapevoli che non esistono scorciatoie e soluzioni facili di fronte a una crisi sociale che sarà grave almeno quanto quella sanitaria, ma dobbiamo invertire la rotta. Mentre i servizi sociali sono in ginocchio da mesi, con conseguenze che si preannunciano disastrose, si continua a dare politicamente la priorità agli interessi di un pugno di uomini d’affari che tengono in ostaggio la città, raccontandoci che solo arricchendo loro possiamo sopravvivere noi. Proprio in questi giorni emergono notizie inquietanti riguardo all’impiantistica alimentare, principale settore industriale della nostra provincia, con infiltrazioni mafiose che hanno ricadute pensatissime sul piano occupazionale. L’ennesima dimostrazione che oltre alle convention tirate a lucido la realtà parla un’altra lingua.
Le circostanze sono drammatiche, abbiamo bisogno di scelte coraggiose a partire dalla cancellazione dell’aeroporto cargo, opera inutile ancora evitabile. Un altro ambito in cui intervenire, poi, è il welfare, nel quale è necessario investire: l’interesse pubblico deve riprendere in mano questo settore ceduto con leggerezza al mercato. Per farlo occorre collaborare e, quindi, impegnarsi per unire tutte quelle forze che vogliono un futuro di giustizia sociale ed ambientale. Noi ci siamo.