di Roberta Roberti*
Scusate, stavolta non sarò breve e concisa come al solito. Ma i problemi seri e complessi non si risolvono nè con ragionamenti approssimativi, nè con soluzioni semplici. Purtroppo. Per chi ce la farà, buona lettura e grazie a chi vorrà commentare in maniera costruttiva e civile. Mi rivolgo ai miei concittadini, perché davvero questo ingresso nella Fase 2 è costellato di passi falsi e di domande alle quali credo sia ormai indispensabile pretendere risposte inequivocabili dalle istituzioni.
Pochi giorni fa, la Regione Emilia Romagna, attraverso il presidente Bonaccini, ha annunciato gli stanziamenti straordinari per affrontarla. La ripartizione dei fondi per provincia ha lasciato Parma con l’amaro in bocca: meno risorse del previsto e nessuna spiegazione sulla ratio sottostante a queste scelte. Eppure la nostra città e la nostra provincia hanno pagato, e pagheranno, un prezzo altissimo in questa crisi: umano prima di tutto, dato l’elevato numero di decessi, economico in secondo luogo.
Fino ad ora la Regione non ci ha fornito alcuna spiegazione. Forse pensa che dovremmo consolarci con l’annuncio dei 12 milioni di euro che continuano testardamente a essere stanziati per l’aeroporto cargo, oppure con la promessa dei fondi per lo slittamento al 2021 di Parma Capitale Italiana della Cultura.
Forse il Presidente Bonaccini ed i suoi assessori non hanno chiara una cosa: stiamo entrando in una crisi economica e sociale disastrosa. Famiglie e attività commerciali e produttive di diverso genere versano in una condizione gravissima. Quelle portate avanti sono scelte incomprensibili ed inaccettabili: non possono essere messi sullo stesso piano risorse per progetti sulla cui fattibilità, sostenibilità e necessità in tempi di epidemia si dovrebbero avere molti dubbi o addirittura dovrebbero essere stralciati e dimenticati, e interventi economici indispensabili e non prorogabili di cui c’è bisogno ora, adesso, subito. Non stupiamoci se poi trionfano rabbia, delusione e sfiducia, non cadiamo dalle nuvole se i cittadini si rivolgono a ideologie estreme: l’esasperazione porta a queste conseguenze e loro ne saranno responsabili.
La Programmazione regionale, e purtroppo anche quella comunale, non si spostano di un centimetro rispetto alle previsioni precedenti alla crisi: ma veramente ci stanno raccontando che in uno “scenario” (ormai questa parola trionfa e ci dovrebbe indicare che siamo vicini alla farsa) come quello che abbiamo di fronte, con un debito pubblico destinato a salire alle stelle, con il rischio di finire nelle mani delle speculazioni più bieche della Troika, con una sanità, un welfare e un’istruzione da risollevare e rifinanziare dopo decenni di tagli e insane privatizzazioni, si vorrebbero finanziare un aeroporto cargo e delle opere pubbliche che prevedono altra cementificazione, altro consumo di suolo, altro inquinamento?
Sono anni che ci prendono in giro parlando di politiche “green”, quando poi nelle decisioni concrete vanno nella direzione opposta! Gli investimenti infrastrutturali, se si vuole essere credibili nella svolta post pandemia, non possono prevedere uno stanziamento tanto massiccio in un’opera che prevede un incremento enorme dell’inquinamento (dai velivoli, ma anche dal traffico su gomma che afferirà all’aeroporto) devastante in un’area come la nostra, fra le più inquinate del mondo.
La connessione tra inquinamento ambientale e impatto del virus è stata ampiamente riconosciuta da molteplici realtà scientifiche: l’inquinamento non è ritenuto causa del virus, ma sua innegabile aggravante. In un momento in cui il trasporto aereo è bloccato in tutto il mondo, noi lasciamo fermi 15 milioni di euro tra Comune e Regione per un progetto che chissà se e quando potrà fruttare qualcosa ad un ristretto numero di investitori privati e senza una reale ricaduta sul territorio? Come è possibile non destinare diversamente i fondi per l’aeroporto cargo o per tutte quelle infrastrutture che produrranno nuovo traffico, nuova cementificazione, nuovo inquinamento e consumo del suolo? Come è possibile conciliare scelte di conservazione di questo genere e contestualmente presentarsi come fautori della Green Economy? Ma continuiamo davvero a farci prendere in giro?
È giunto il momento di scelte politiche veramente coraggiose anche a livello locale: eliminare dal DUP tutte le opere infrastrutturali superflue e spesso dannose per la salute dei cittadini e per il loro impatto ambientale, a iniziare dall’aeroporto cargo e da tutti gli interventi incomprensibili in materia di urbanistica e viabilità, cancellare gli stanziamenti per eventi ora francamente impensabili, quali la Cena dei Mille, la Millemiglia o alcuni degli eventi previsti per Parma 2020, che tra l’altro sono davvero indice di una scarsa comprensione della durata futura degli effetti di questa pandemia, quantomeno nel senso di una circolazione, per forza di cose, ridottissima delle persone.
Queste risorse liberate da investimenti senza senso, così come i fondi che giungeranno dallo Stato, dovranno essere destinati nello specifico del nostro territorio:
1) ad aiuti per le famiglie e le persone in difficoltà: non sono sufficienti gli aiuti alimentari, si tratta di implementare il fondo per l’affitto e gli aiuti per le utenze, anche in questo caso non con semplici rinvii dei pagamenti, ma con aiuti a fondo perduto;
2) al sostegno di quei settori e di quei lavoratori che sono stati particolarmente penalizzati dall’epidemia e che tra le altre cose faticheranno a ripartire e dovranno essere del tutto ripensati. Mi riferisco ai settori della cultura, dello spettacolo, del turismo, ma soprattutto ai servizi educativi, sociosanitari e socioassistenziali. In questi ultimi sarà indispensabile immaginare un intervento molto consistente, perché non sarà possibile rinviare ulteriormente la ripresa delle attività educative, assistenziali e ricreative per bambini, ragazzi e disabili, che tuttavia dovranno essere ripensate in spazi differenti e per piccoli gruppi (dunque con un maggior numero di addetti). Ciò dovrà comportare non solo l’applicazione dell’art.48 del DPCM n.18 del 7/03/2020, ma ulteriori stanziamenti, visto che questi servizi essenziali a garantire l’esercizio dei diritti di cittadinanza avranno un costo superiore a quello previsto, per ragioni di sicurezza sanitaria. A questo proposito ho depositato una mozione che contiene precise proposte di carattere emergenziale e strutturale;
3) ad un ripensamento radicale della mobilità urbana e periurbana, prendendo spunto dalle proposte sulla ciclabilità e la mobilità dolce, già presentate in tante altre realtà urbane (da Milano a Parigi, Berlino, Montreal solo per fare qualche esempio) o dalle associazioni ambientaliste locali. Si tratta, innanzitutto e con urgenza, di implementare massicciamente la rete di piste ciclabili in sede stradale riducendo le corsie di marcia per le auto e di estendere le zone 30. In una fase emergenziale sappiamo di non poter insistere sull’utilizzo del trasporto pubblico locale e neppure immaginare che chiunque possa raggiungere il centro urbano in bicicletta;
4) siccome siamo consapevoli che non tutti possono utilizzare la bicicletta e men che meno il monopattino, vanno stipulate temporaneamente convenzioni con i gestori dei parcheggi coperti privati e implementato il numero degli stalli gratuiti nella prima cintura limitrofa al centro storico, identificando nuove aree da destinare al parcheggio a disco orario. Ciò al fine di coniugare esigenze ambientali e sostegno alle attività commerciali e ricreative;
5) a supportare negozi, bar, ristoranti, prevedendo sgravi fiscali, a partire dalla cancellazione, non dalla semplice riduzione, delle spese di plateatico, fino ad arrivare alle tasse locali di vario genere, con aiuti a fondo perduto, non semplici rinvii, per il pagamento dei canoni d’affitto e delle utenze.
Sarebbe infine veramente grave non cogliere l’opportunità offerta da questa tragica situazione per avviare un complessivo ripensamento strutturale del nostro modello economico e sociale: a livello nazionale, certo, rimettendo in discussione la famigerata autonomia regionale differenziata, che ha dimostrato e continua a dimostrare tutta la sua folle inadeguatezza, specie in settori strategici ed essenziali come la sanità e l’istruzione. Qualche mese fa ho presentato una mozione su questo argomento ed è a tutti ben noto l’esito di quel dibattito e di quella votazione. Resta inalterata anche oggi la fiducia in questo strumento?
Questa pandemia non ci ha forse dimostrato nel più tragico dei modi che ci sono settori essenziali la cui gestione frammentata è del tutto fallimentare? Non stiamo forse assistendo anche ora ad un teatrino inaccettabile, in cui singole regioni pretendono di gestire in modo totalmente irresponsabile la fase 2? In cui, persino su una questione secondaria come raggiungere le seconde case, abbiamo venti regolamenti diversi a seconda dell’estro del presidente di turno?
Anche a livello comunale andrà avviato da subito un confronto che rimetta in discussione il sistema delle privatizzazioni e delle convenzioni nell’ambito dei servizi alla persona, a partire dalla medicina del territorio nella sua indispensabile connessione ai servizi socio-assistenziali, e dei servizi educativi e culturali. Un confronto che ripensi complessivamente al sistema dei bandi e delle gare di appalto, il quale ha creato un mondo di precarietà e di sfruttamento del personale addetto mostrandosi oggi in tutta la sua iniquità ed inadeguatezza. Di questo, l’Ente pubblico non si può lavare le mani adducendo la giustificazione che dovranno pensarci i gestori privati convenzionati. Vanno coinvolti i lavoratori di questi settori, per pensare a una rimodulazione degli orari, a un ripensamento dei servizi, anche perché essi si rivolgono alla parte più fragile della società, anziani, bambini, disabili.
Se c’è una cosa che questa drammatica esperienza deve insegnarci è che non potremo e non dovremo più cercare di tornare al modello di sviluppo e di società precedente all’epidemia. Dovremo rivederlo, invece, in modo radicale in vista di una sostenibilità ambientale e sociale, e questo cambiamento va progettato e discusso ora, subito, anche a livello locale. Gli errori del passato si mostrano ora in tutta la loro iniquità: non è pensabile pretendere che i cittadini continuino ad accontentarsi di belle parole, le intenzioni per il futuro vanno dimostrate fin dalle azioni con le quali si affronta oggi l’emergenza.
(*Consigliera comunale di Parma – gruppo misto)