di Marco Severo
Ci siamo quasi, il giorno è vicino. La mattinata più elettrizzante dell’anno per gli insegnanti precari stavolta cadrà prima del solito: l’Ufficio scolastico provinciale ha fissato l’inizio delle operazioni a partire da lunedì 9 settembre. Come Hollywood ha la Notte degli oscar, Sanremo il Festival di Sanremo e Parma la notte dei tortelli, così i precari della scuola hanno l’Assegnazione delle supplenze d’istituto. Il rito è giovane, conta appena tre anni ma già gode di ampio prestigio. Si tratta, per l’esattezza, della procedura unificata per la chiamata in cattedra degli insegnanti con incarico annuale, coloro che il primo giorno di scuola – dalla primaria alla secondaria di secondo grado – mancano novantanove volte su cento, costringendo i presidi a stilare orari provvisori perché «non c’è ancora la prof di italiano» o «non si sa chi farà matematica», eccetera.
La novità quest’anno è che a Parma e provincia il primo giorno di scuola, lunedì 16 settembre, l’intero organico dei docenti sarà probabilmente completo. L’Ufficio scolastico provinciale, l’ex Provveditorato, ha convocato la grande Mattina delle supplenze in tempo per l’inizio delle lezioni. In precedenza, prima dell’avvento della nuova procedura, le scuole contattavano i candidati individualmente tramite una telefonata e previo l’invio di un’email contenente le informazioni essenziali sulle graduatorie d’istituto. Ad oggi, quantomeno a Parma, la procedura è stata sostituita dalla chiamata in forma pubblica, presenti simultaneamente in un solo e festoso salone tutti gli aspiranti supplenti di Prima, Seconda e Terza fascia. Ne guadagna la trasparenza e l’efficienza, nonostante l’effetto finale da asta pubblica piuttosto sudaticcia. Può valere la pena raccontarne, con gli occhi di chi vi ha preso parte negli anni precedenti, i momenti salienti.
Si parte alle nove presso una delle scuole scelte come sede delle convocazioni. Tra queste, figura spesso l’istituto comprensivo Parmigianino con l’auditorium della scuola Cocconi di piazzale Picelli. La commissione assegnatrice siede in cattedra presieduta da un dirigente scolastico. In platea, tra gli sventagli, stanno decine di candidati. In un’atmosfera da sala preparto si ritrovano facce amiche, ci si saluta lietissimi e ci si augura cordialmente e segretamente di dover rinunciare alla chiamata. In palio c’è il posto di lavoro. Si potrebbe uscire dal salone a mani vuote, i presenti sono infatti in numero maggiore rispetto ai posti in assegnazione.
L’ago della bilancia in questa giornata in cui i precari tornano ogni anno al via nel gioco dell’oca della scuola italiana, è costituito infatti dall’inappellabile graduatoria d’istituto. Il presidente di commissione scorre il punteggio e convoca al microfono il candidato, il quale si leva dalla platea e percorre la sua passerella accompagnato da un pensiero collettivo di scongiuro. La speranza appunto è che egli rifiuti. I rifiuti, o le assenze in sala, permettono lo scorrimento della graduatoria, concedendo un’opportunità di lavoro agli aspiranti in possesso di un punteggio via via più basso. Solo che difficilmente il candidato rifiuta la cattedra proposta, almeno nella prima fase delle assegnazioni. Il candidato accetta, accetta eccome.
Sul tavolo vi sono ottime opportunità: licei e istituti d’ogni specie, materia di prima scelta in ordine a criteri come la (poca) distanza della scuola da casa, la fama del tal liceo o tal istituto, i gusti personali. Al più, il candidato può decidere di giocare la carta dello “Scorrimento”. Dicesi “Scorrimento” l’opzione, macchinosissima, che consente al concorrente di sospendere la partita sulle scuole medie e di andare a vedere la graduatoria delle scuole superiori (e viceversa). Qualora nella graduatoria delle superiori risultasse collocato in una posizione più favorevole di quella delle medie, il concorrente potrà aggiudicarsi la cattedra delle superiori medesima. In caso contrario, egli lascerà posto a quanti lo precedono nella classifica delle superiori e aspetterà il suo turno. Altro giro, altra corsa.
Per i primi rifiuti occorrerà attendere mezzogiorno e dintorni. Per allora, nell’estenuazione di un auditorium sciupato e afoso, saranno rimasti in pista quasi solo loro, i feticci della mattinata: le scuole di montagna, Bardi, Bedonia, Borgo Val di Taro, Corniglio e Neviano degli Arduini. Le scuole di montagna sono aborrite dai più. Il presidente di commissione offre ma i candidati declinano, talvolta tentennano ma poi declinano preferendo la voragine del nulla alle scuole d’Appennino (proprio il nulla no, dato che nuove opportunità di supplenza si presenteranno nei giorni seguenti). Diversamente dal passato, oltretutto, la scuola di montagna non comporta più la maggiorazione del punteggio al successivo scatto delle graduatorie d’istituto. Quindi grazie tante. In auditorium prende a serpeggiare il pessimismo e nelle ultime file si discute di catene da neve, di benzina e di diesel che comunque sono meglio del metano e del gpl giacché il gpl in montagna perde potenza. La grande Mattina vira verso la commedia all’italiana. Gli sguardi errano smarriti. Un odore di sottobosco serpeggia in platea, o forse è una suggestione. La commissione marca i rifiuti. Qualche candidato risulta assente, deve aver mollato, troppa tensione.
Finché poi succede, ore quattordici circa, che un precario tra i precari, inselvatichito dalla fame di cattedre e seguendo la scia del profumo di muschio percorre a passo duro la spazio che lo separa dalla commissione, impugna la penna portagli dal presidente e – più o meno cosciente della sua stessa temerarietà – afferma «sì, accetto Corniglio». Dalla commissione si alza un applauso scrosciante, liberatorio. Grandinano le pacche sulle spalle e i «bravo, così si fa». «Ci faccia sapere se ci sono i funghi» dice qualcuno. «Forza, almeno c’è l’aria buona» aggiunge un altro. Finiscono così, con una gara a confortare il neoprofessore di montagna, gli oscar dei precari della scuola italiana.