di Andrea Bui
Un centinaio di persone di tutte le età affollano una saletta al primo piano di un circolo parrocchiale. Nella stanza affollata uno schermo su cui sono proiettate cartine, cifre, parole complicate, tecnicismi. Insomma, all’apparenza nulla di entusiasmante, nulla che giustifichi la costante aggiunta di sedie nei pochi spazi rimasti liberi, per chi continua ad arrivare anche dopo l’inizio della presentazione.
Si tratta della riunione indetta da Legambiente per spiegare ai cittadini i risultati dell’analisi dei documenti per la procedura di Via (Valutazione di Impatto Ambientale), presentati da SoGeAP, la società che gestisce l’aeroporto di Parma e che vuole espandere la pista per trasformarlo in uno scalo merci. Impermeabilizzazione del suolo e valutazioni sull’inquinamento acustico e dell’aria. Una lettura complessa che Legambiente, insieme ad Ada e Wwf, ha fatto coinvolgendo diversi professionisti. Tra questi anche un professore universitario, che con i suoi suoi studenti ha dato un contributo alla lettura di un documento difficile. Difficile da leggere ma soprattutto da spiegare ai tanti non addetti ai lavori che, come me, affollano una saletta di Baganzola un lunedì di dicembre.
I risultati dell’attenta disamina del pool messo in piedi da Legambiente lasciano sgomenti. Colpisce, innanzitutto, la sciatteria con cui il documento della SoGeAP è stato redatto. Ci sono dei copia-incolla evidenti, come nel caso in cui si fa riferimento a stazioni di rilevamento inesistenti nel nostro territorio. A proposito del piano di sviluppo, poi, vengono suggeriti nomi del calibro di Amazon, senza nemmeno lo straccio di un preaccordo, nemmeno una letterina. Ma non basta. Risultano pesantemente lacunose le parti riguardanti l’impermeabilizzazione del suolo e la parte viabilistica, così come lasciano perplessi i grafici su inquinamento acustico e ambientale.
Che una società a capo di un aeroporto, partecipata per di più dal Comune di Parma, firmi un lavoro del genere, sorprende tutti: l’impressione è che si sia presentato un documento pro-forma, tanto chi lo leggerà mai? Mentre ascolto penso “chissà quante ne esistono di Via fatte in questo modo”. Mi tornano in mente le periodiche disperazioni per le catastrofi “naturali”, che ogni autunno colpiscono l’Italia, da Nord a Sud, con annessi decreti emergenziali e successive inchieste sul “magna magna” delle ricostruzioni o sulle lentezze burocratiche… Forse iniziano così, con una Via scritta in questo modo, le tante storie che siamo stati abituati a vedere in questi anni.
Ma c’è molto di più in quella stanzetta affollata. C’è un mucchio di gente (anche se ci si sente sempre in meno di quello che sarebbe necessario…) che non si accontenta delle brochure pubblicitarie, pubbliche o private, realizzate apposta per incantarti con immagini avveniristiche e promesse di futuri radiosi. C’è un mucchio di gente che vuole capire davvero cosa accadrà e spiegarlo a casa o sul lavoro. Cosa ci tocca più da vicino di una grande opera destinata a cambiare le nostre vite e le nostre abitudini?
Eppure, a dispetto dell’argomento trattato, è confortante sapere che professionisti e semplici cittadini si mobilitino per capire e contrastare i soliti noti: un pugno di affaristi in attesa di un tornaconto minimo, rispetto a un aeroporto che non è mai decollato e che è costato parecchio alla collettività. Dà un briciolo di speranza scorgere la possibilità di costruire una resistenza efficace contro i poteri forti della città, una città che non brilla certo per coraggio e indipendenza.
Infine, bisogna dirlo, è stato eccezionale il lavoro di Legambiente, a cui va un ringraziamento speciale per aver attirato l’attenzione sull’area di Baganzola, sull’aeroporto e sul Parma Urban District. L’associazione ha creato quella che definirei un’azione di “controllo popolare”. Ha messo a disposizione competenze, impegno, professionalità, non al miglior offerente sul mercato, ma per la tutela del nostro territorio, della nostra aria. Questa è una battaglia da sostenere e da rinforzare. La consapevolezza di cosa sta accadendo deve uscire da quella stanzetta affollata, per affollare qualche piazza addormentata della nostra città. E risvegliarla.