di Sofia Bacchini
Il 21 luglio i bulldozer dell’esercito israeliano hanno raso al suolo una clinica dedicata al trattamento del Covid-19, costruita grazie al supporto delle autorità locali e della solidarietà popolare ad al-Khalil (Hebron), una delle città palestinesi più colpite dal virus. Al-Khalil si trova all’interno dell’Area C, una delle varie suddivisioni amministrative in cui è stata smembrata la Cisgiordania a seguito degli accordi di Oslo del 1991. Si tratta di un’area posta sotto il controllo militare dell’esercito israeliano, che può imporre qualsiasi tipo di decisione. Come, ad esempio, distruggere un ospedale durante un’emergenza sanitaria mondiale.
Il 24 luglio il presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha ricevuto a Bologna l’ambasciatore israeliano in Italia Dror Eydar, ricordando la reciproca solidarietà durante i momenti più difficili della pandemia e con l’intenzione di rinsaldare rapporti di amicizia e implementare le collaborazioni tra i due territori.
L’amicizia di lunga durata e la comunanza d’interessi tra il Partito Democratico e lo Stato d’Israele sono cosa nota: nel marzo 2018 l’assessore regionale Patrizio Bianchi ha guidato una missione internazionale volta a sviluppare la collaborazione scientifica tra gli atenei di Bologna e Modena-Reggio Emilia, la Rete alta tecnologia dell’Emilia-Romagna e il sistema universitario di Israele. Le principali aree d’interesse riguardano soprattutto tecnologie Ict e life science (biotecnologie, farmaceutica, sanità, tecnologia medica, chimica), oltre al sistema manifatturiero, all’industria 4.0 e ai big data (in previsione della prossima inaugurazione del nuovo Bologna Big Data Technopole nell’ex manifattura tabacchi). Ancor più di recente, aveva fatto discutere il sindaco di Firenze Dario Nardella (sempre del PD, ça va sans dire) quando aveva annunciato la prossima installazione di mille telecamere a riconoscimento facciale dopo essere rimasto piacevolmente colpito dalla loro efficacia durante i suoi viaggi a Tel Aviv.
Quello che si sta consolidando dunque, oltre al sistema di strapotere delle regioni rafforzatosi attraverso la gestione della crisi sanitaria covid-19 e che si vorrebbe implementare ulteriormente attraverso la proposta di autonomia differenziata, è un rapporto di reciproco sostegno tra il Partito Democratico e lo stato occupante di Israele. Un rapporto che mira, da una parte, alla collaborazione e allo scambio di tecnologie nei settori oggi più che mai strategici (dalla farmaceutica all’industria 4.0) e, dall’altra, alla reciproca legittimazione politica.
Nelle settimane scorse abbiamo visto deputati del PD inginocchiarsi alla Camera in ricordo dell’uccisione di George Floyd, mentre finanziavano la costruzione dei lager in Libia. Ora li vediamo sorridenti felicitarsi dell’amicizia con Israele, “unica democrazia del Medio Oriente”, mentre banchettano sull’apartheid e il genocidio del popolo palestinese.
E vissero per sempre ipocriti e contenti.