di Redazione
Ieri, 25 marzo, si è tenuto lo sciopero generale di 24 ore indetto da Usb per tutte le categorie, pubbliche e private, contro la decisione del Governo di mantenere aperte anche realtà produttive non essenziali, a seguito della pressione di Confindustria. L’atto di protesta è stato accompagnato dal primo corteo digitale, in cui ogni aderente mostra in foto il cartello “Andrà tutto bene se difendiamo i lavoratori”, e da azioni di mailbombing e tweetstorm contro Confindustria. Lo sciopero è stato appoggiato, tra gli altri, da Potere al Popolo e, qui a Parma, da Art Lab, di cui pubblichiamo i comunicati (in fondo). Di seguito, alcune foto della partecipazione in provincia.
USB
A metà giornata registriamo una partecipazione straordinaria allo sciopero generale proclamato da USB per esigere la chiusura di tutte le produzioni non essenziali ed impedire così la diffusione del contagio da coronavirus tra i lavoratori costretti non solo a muoversi su mezzi affollati – in palese contraddizione con i decreti governativi – ma a prestare la propria opera in condizioni di totale insicurezza.
Da Nord a Sud, da Trieste a Taranto, magazzini della logistica vuoti e fabbriche con fermate che coinvolgono anche il 70% degli operai, nonostante si debbano registrare comportamenti antisindacali come quelli di ArcelorMittal, che boicotta la giornata di lotta con il ricorso alle comandate allargate. USB denuncerà ArcelorMittal chiedendo un milione di euro di danni, da devolvere alle famiglie degli operai.
Eccezionale anche la partecipazione allo sciopero simbolico di un minuto nei servizi essenziali. Interi comandi dei vigili del fuoco hanno aderito, così come gli infermieri, i medici, gli operatori sanitari e il personale ausiliario della rete ospedaliera nazionale.
È proprio il personale della Sanità, spesso precario, a sancire la fortissima adesione di chi non può scioperare ma vuole comunque essere virtualmente presente nella giornata di lotta, anche per ricordare Daniela, l’infermiera di terapia intensiva suicida al San Gerardo di Monza, e tutte le altre vittime mietute dal Covid-19 tra gli operatori sanitari. Lo testimoniano i tanti video e foto commoventi pubblicati all’indirizzo https://www.usb.it/…/mercoledi-25-marzo-sciopero-generale-d….
Questo 25 marzo è un panorama decisamente entusiasmante nonostante le minacciose note del Garante degli scioperi, gli anatemi patetici del Codacons e la spessa coltre di silenzio stesa dei media. Vigili urbani, ricercatori e amministrativi dell’Istituto superiore di sanità, infermieri dell’Inail, personale degli enti previdenziali, dei ministeri, delle amministrazioni locali, del fisco hanno incrociato le braccia, anche da casa interrompendo lo smart working, mentre negli istituti scolastici di tutt’Italia, al rifiuto del personale ATA di recarsi nelle scuole si è sommata la sospensione della didattica a distanza, che didattica non è.
Tutto questo avviene mentre i segretari di Cgil Cisl e Uil, che ormai hanno una cuccia stabile a palazzo, rabberciavano alla bell’e meglio un decreto imbevibile per cercare di contenere l’evidente incazzatura emersa prepotentemente tra le loro stesse file.
La straordinaria mobilitazione di oggi non è merito dei sindacati complici ma del grande e inedito movimento di massa che, pur in condizioni impossibili, ha saputo far sentire la propria voce e costringe ogni giorno i padroni, il governo e i sindacalisti loro alleati a sempre più ridicole marce indietro. La parola d’ordine era è e rimane Prima la Salute! Chiudere tutto!
POTERE AL POPOLO
Più di mille persone hanno partecipato in tutta Italia al primo corteo digitale a sostegno dello sciopero dell’Usb, postando sul proprio profilo una foto con il cartello “Andrà tutto bene se difendiamo i lavoratori Blocchiamo le attività non essenziali! Blocchiamo Confindustria!”, e anche alle azioni di mailbombing e tweetstorm lanciate contro Confindustria.
L’epidemia del Covid-19 ha mostrato infatti che per chi ci governa, per gli imprenditori, per Confindustria, c’è chi può morire e chi si salva: ogni giorno, milioni di persone continuano ad uscire di casa per andare a lavorare, soltanto per la fame di profitto che non si ferma nemmeno di fronte alla morte.
Il decreto che avrebbe dovuto chiudere tutto di fatto non c’è stato: il Governo, succube di Confindustria, ha indicato un numero enorme di attività aperte, e qualunque imprenditore può dichiarare che la sua attività è necessaria con l’autocertificazione.
Fabbriche non a norma dal punto di vista della salute, metro e treni locali affollati, minacce e sanzioni a chi protesta, il risultato è uno stillicidio di morti: secondo l’Osservatorio indipendente curato da Carlo Soricelli, dall’inizio dell’emergenza sono almeno 59 i morti per aver contratto la malattia sul lavoro, ma il conto è parziale. Ben venga, dunque, lo sciopero generale, ben vengano le astensioni di massa dal lavoro con qualunque pretesto, sciopero bianco, “sciopero della febbre”, astensione dallo smart working, etc.
Non solo l’ultimo Dpcm è inutile, ma resta in piedi il vergognoso Protocollo sulla sicurezza tra le parti sociali, che consente alle imprese di continuare a lavorare in qualunque condizione mentre le lavoratrici e i lavoratori devono stare zitti e obbedire, con gravissimi pericoli per la loro salute e la salute di tutta la comunità.
Perché l’Italia è ferma, ma il profitto deve andare avanti.
ART LAB
Per noi le parole d’ordine sono molto semplici:
– La salute viene prima del profitto di Confindustria
– Blocco immediato della produzione di fabbriche che non producono beni essenziali
– Garantire la sicurezza di chi va a lavorare fornendo mascherine adatte all’emergenza sanitaria
– Erogazione del reddito di cittadinanza per tutti, le misure di ammortizzatori sociali non bastano e non coprono una grossa fetta di lavoratori e lavoratrici in parasubordinati o partite IVA
– Sospensione del pagamento degli affitti
– Una casa a chi non ce l’ha
Non ci fermeremo e non appena possibile ci troverete come al solite nelle piazze e nelle strade della nostra città per lottare insieme perché non accada mai più un’emergenza sanitaria di questo tipo.