di Andrea Bui
Il 23 settembre è morto a 89 anni l’urbanista Edoardo “Eddy” Salzano. Di seguito, un ricordo di Andrea Bui, che ha avuto il privilegio di conoscerlo.
Quando nel 2006 andai alla scuola di Eddyburg pensavo avrei avuto l’occasione di trovare qualche spunto interessante per la mia tesi di laurea, che volevo fare su Parma e le sue trasformazioni, nel pieno della “città cantiere” di Ubaldi. Non ricordo nemmeno come incappai in Eddyburg, forse facendo una qualche ricerca su temi di speculazione edilizia. Ma da allora è stato un punto di riferimento costante. Tuttavia, mai avrei immaginato che dietro Eddyburg ci fosse un personaggio come Edoardo Salzano.
Fu lui il primo che vidi quando arrivai, un po’ imbarazzato. Lui era Ironico, semplice, diretto. Gli risposi a tono, non immaginando che fosse Edoardo Salzano, presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica per diversi anni, uno dei più grandi urbanisti italiani. Si presentò come Eddy. Occhi indagatori e stretta salda. In quella settimana di “scuola estiva” trovai ben più che qualche spunto interessante. Si trattava della possibilità non solo di ascoltare, ma anche di confrontarmi con professori come Salzano, De Lucia, Gibelli, Camagni, disposti a mettersi intorno a un tavolo e seguire fino in fondo le tesi acerbe e spigolose di studenti più o meno scalcagnati, come lo si è a quell’età. Così mi iscrissi anche l’anno successivo, dopo la laurea, scegliendo di usare una delle mie settimane di ferie estive per frequentare la scuola.
E fu una scelta azzeccata. Oltre al piacere (e sì, anche al divertimento) dell’incontro con persone appassionate e competenti, insegnanti, ricercatori e studenti, quell’esperienza mi lasciò una cassetta degli attrezzi eccezionale. In quel momento iniziò un percorso preziosissimo non solo per trovare una chiave di lettura originale utile al mio corso di studi, ma anche per la mia attività di ricerca militante. Fu grazie a lui, per esempio, che riuscimmo a coinvolgere il professor Marco Ponti nella battaglia contro la metropolitana a Parma. Ma più in generale, affondano le radici in Eddyburg molte intuizioni fondamentali nell’analisi che facemmo con il collettivo Insurgent city sulla città cantiere.
Ho avuto il privilegio di presentare un suo libro a Parma nel 2009 e di conoscere Venezia grazie ai suoi suggerimenti. Al mattino, prima di uscire, davanti a una piantina della città sopra scaffali strabordanti di libri che assediavano casa sua a Dorsoduro, mi indicava con una bacchetta cosa “dovevo” vedere a Venezia… Il miglior ringraziamento che posso pensare, l’unico all’altezza, è portare avanti la battaglia per una città liberata dalla speculazione immobiliare, dall’“eventismo” turistico. Sarà dura, ma ce la metteremo tutta.