Perché al prossimo referendum voterò Sì

Francesco Antuofermo

«Tutti gli avvenimenti sono concatenati nel migliore dei mondi possibili, ma bisogna coltivare il nostro giardino » Voltaire

Il prossimo 8/9 giugno si voterà per i referendum: quattro quesiti riguardano alcune norme sul lavoro, approvate dall’intraprendente Matteo Renzi, quando alla guida del PD, per compiacere la classe padronale, promosse il Jobs act; Il quinto referendum invece intende dimezzare da 10 a 5 anni i tempi di residenza legale in Italia utili per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana. Accantoniamo per ora questo ultimo quesito, per il quale votare Sì dovrebbe essere un atto dovuto di civiltà e di progresso e concentriamo il ragionamento sugli altri quattro.

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Referendum dell’8 e 9 Giugno: mercoledì un dibattito al Circolo Aquila Longhi

Potere al Popolo, Comitato popolare contro lo sfruttamento per i 5 Sì e Circolo Arci Aquila-Longhi di Parma

L’8 e 9 giugno cittadini e cittadine italiani sono chiamati a votare ad un referendum che riguarda cinque quesiti: 4 sono stati proposti dalla CGIL e sono relativi al tema del lavoro, il quinto riguarda la cittadinanza.

Dopo anni in cui assistiamo a una strage costante di morti sul lavoro, del tutto legate alla precarietà dei posti di lavoro e al sistema di appalti e subappalti, che non mette in sicurezza chi lavora per risparmiare su formazione e strumenti di tutela, è assolutamente fondamentale partecipare al referendum dell’8 e 9 giugno. I quattro quesiti infatti vanno proprio ad agire, seppure in modo non definitivo, sul Jobs Act e sulle indennità da licenziamento, cercando di porre un freno ai licenziamenti senza giusta causa; sui limiti ai contratti a tempo determinato e sulle responsabilità delle imprese committenti nel caso di subappalti.

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Avremo parlamentari migliori? Per chi? Le mie ragioni per il No al referendum

di Roberta Roberti

NO, di Mario Schifano (1960)

Il 20 e il 21 settembre andremo a votare per modificare il testo della nostra Costituzione, con lo scopo di ridurre il numero dei parlamentari di 345 unità. Purtroppo, come spesso accade in questo nostro povero Paese, abbiamo visto trasformarsi lo scarso dibattito che ha accompagnato la campagna elettorale in uno scontro fra chi spera di rafforzare e chi si augura invece di far cadere il governo in carica. Continue reading “Avremo parlamentari migliori? Per chi? Le mie ragioni per il No al referendum”