Venerdì 17 ottobre, all’ex Macello di Fidenza, si è tenuta una serata intensa e emozionante organizzata da Potere al Popolo Fidenza: “Un giorno in Palestina. Orizzonti narrativi per decolonizzare la mente”, voci coraggiose per denunciare il sistematico stato di apartheid a cui sono sottoposti i territori occupati palestinesi.
Qualsiasi uomo di scienza che voglia affrontare un esperimento, sa bene che la verità non andrà ricercata in ciò che appare evidente in superficie. Le apparenze giocano brutti scherzi e si trasformano spesso in mistificazioni. Lo sapeva bene Marx ad esempio, che ha speso metà della sua vita a cercare di decifrare le leggi di movimento del capitale facendosi largo tra mille falsità e manipolazioni. Ma nonostante questo assunto elementare sia praticamente accettato in tutte le scienze, nel campo della storia sembra che molti abbiano ottenuto la licenza per agire in piena libertà, spacciando per verità assolute delle mere osservazioni personali, piegando ai propri interessi la disciplina.
A questo gioco non si è sottratto neppure Marco Travaglio il quale durante il programma di Luca Sommi “Accordi & Disaccordi”, ad un certo punto sale in cattedra e comincia, con indiscussa abilità a sciorinare la sua verità sulla questione palestinese. Ma non una, tante verità. E tra le tante presunte verità, una in particolare suona così stonata da meritare una risposta adeguata.
“Se dovessi morire, Fa’ che porti speranza, Fa’ che sia un racconto!” (Refaat Alarcer)
Come dice Francesca Albanese: decolonizzare la mente significa abbattere confini e barriere, far del nostro meglio per liberarci, da entrambe le parti, delle sovrastrutture che ci impediscono di restare in contatto con ciò che di più umano e vero abbiamo in comune.
L’attacco alla Global Sumud Flottilla è un atto di pirateria che fa nuovamente carta straccia del diritto internazionale. Le circa 40 imbarcazioni con 400 persone a bordo disposte a rischiare la vita per forzare il blocco navale illegale d’Israele in acque palestinesi ed aprire un corridoio umanitario verso Gaza, e le le azioni dell’equipaggio di terra che hanno sostenuto la loro iniziativa internazionalista, hanno fatto emergere ulteriormente la bancarotta morale dei governi occidentali.
Il regime teocratico israeliano affonda le sue radici e la sua ragion d’essere sull’apartheid, il colonialismo e il razzismo di stampo religioso. Al contempo siamo consapevoli che ciò che ha creato Hamas è allo stesso modo basato sul fanatismo religioso e sul ricatto che per decenni ha compiuto verso il popolo palestinese. La differenza sta nel fatto che Israele occupa e sradica i palestinesi dalla loro terra nel West Bank, li segrega in un campo di concentramento a cielo aperto come Gaza. Il progetto sionista infatti ha lo scopo dichiarato di espandersi territorialmente e di creare uno Stato di soli ebrei in cui non c’ è spazio per altri popoli. Vivere come bestie, essere sterminati, disumanizzati, che conseguenze possono generarsi?
È un giudizio condiviso che le manifestazioni per la Palestina, culminate il 22 settembre, abbiano raggiunto un successo mai visto nella storia recente, non solo per i numeri dei manifestanti, ma anche per il sostegno della popolazione civile, che al passaggio dei cortei, solidarizzava e si riconosceva in qualche modo negli slogan dei manifestanti, applaudendo, facendo suonare le sirene, i clakson, alzando i pugni….
Stanno prendendo posizione contro il genocidio in corso intere categorie sociali, in forza del lavoro che svolgono, del ruolo che rivestono, del posto che occupano nella società. Non si era mai visto che anche i preti, in quanto tali, organizzassero un corteo e decidessero di manifestare, di prendere la parola nello spazio pubblico per dire che la neutralità non è un’opzione ma complicità. Come a dire che non potrei più fare il prete e predicare, il medico e curare, l’artista e recitare, l’insegnante e insegnare, senza prendere posizione, senza dire da che parte sto della storia. Senza dire perché preghiamo, insegniamo, curiamo, a quale fine, per quale umanità, per quale convivenza di uomini, donne, popoli, per quali diritti, e quali punti di riferimento certi. Come se la neutralità o l’indifferenza tradissero la precarietà di ogni senso, lo sfaldamento di quei riferimenti che ci guidano lungo il sentiero percorso nella nostra vita, perché poggi su un senso.
di Partito della Rifondazione Comunista, Comitato per la pace di Fidenza e altre associazioni
Mobilitazione straordinaria per Gaza: scendiamo in piazza contro l’invasione e il genocidio del popolo Palestinese, venerdì 26 settembre, alle ore 18:30, in piazza Garibaldi, davanti al Comune di Fidenza.
Lunedi 22 settembre è successo qualcosa di straordinario, una mobilitazione che non si vedeva in Italia da decenni. Anche Parma non ha fatto eccezione e non ricordo una piazza così piena in un mattino di sciopero, con un meteo non certo favorevole. Non ci si aspettava che saremmo stati così tanti ed è stata una bellissima sorpresa.
In occasione del festival verdi 2025, le lavoratrici e i lavoratori del Teatro Regio si riuniscono sotto questo accorato motto “Free Palestine” per sostenere la resistenza del popolo palestinese, vittima del genocidio che lo stato sionista di Israele sta perpetrando da ormai due anni. Con questo gesto vogliamo innalzare un silenzioso grido di “cessate Il fuoco” attraverso quelle che riteniamo doverose piccole pratiche per contrastare l’indifferenza verso questo massacro e non lasciare spazio all’immobilismo e alla normalizzazione in corso.
Domenica 21 settembre la nostra città conoscerà l’autentica vergogna di ospitare, nella cornice della simbolica piazza Garibaldi, l’ex primo ministro israeliano Ehud Olmert, a cui sarà dato un microfono nel contesto del Festival Open, giornale online fondato da Enrico Mentana. Ehud Olmert rappresenta in maniera cristallina un personaggio in tutto e per tutto aderente al sionismo e al progetto di pulizia etnica dei palestinesi; nel corso della sua carriera politica da sindaco di Gerusalemme ha spinto per lo spostamento forzato dei residenti non ebrei, mentre da primo ministro si è macchiato di crimini orribili, come l’aggressione al Libano nel 2006 e la carneficina di civili gazawi causata dall’operazione Piombo Fuso (più di 1400 morti e 5300 feriti).