di Andrea Bui

Senza casa non può esserci cittadinanza e il divario di ricchezze che negli ultimi vent’anni si è prodotto nelle nostre città ci racconta di una cittadinanza sempre più legata al reddito, con costi immobiliari declinati sul mercato finanziario e lontani da salari da trent’anni al palo.
E così abbiamo un’Italia senza casa e Sarah Gainsforth ce la restituisce fornendoci numeri e statistiche utili a sostenere quello che percepiamo sulla nostra pelle da ormai molto tempo: abitare nelle nostre città è sempre più difficile. Innanzitutto per i costi proibitivi di un’abitazione: dall’inizio del secolo a oggi i prezzi delle case sono aumentati a Roma del 56%, a Milano del 70%. Questo anche perché dagli anni Novanta lo stato ha rinunciato ad avere una politica abitativa. Se gli affitti oggi valgono una quota del 16% sul totale nel 1971 valevano per il 40%, perché l’unico intervento pubblico è stata l’agevolazione del mercato immobiliare. Il risultato è stato un aumento dei prezzi vertiginoso e una crisi abitativa che risulta paradossale, visto che la cementificazione del nostro paese dal dopoguerra in avanti prosegue incessantemente senza alcun legame con l’andamento demografico.
