L’attacco alla Global Sumud Flottilla è un atto di pirateria che fa nuovamente carta straccia del diritto internazionale. Le circa 40 imbarcazioni con 400 persone a bordo disposte a rischiare la vita per forzare il blocco navale illegale d’Israele in acque palestinesi ed aprire un corridoio umanitario verso Gaza, e le le azioni dell’equipaggio di terra che hanno sostenuto la loro iniziativa internazionalista, hanno fatto emergere ulteriormente la bancarotta morale dei governi occidentali.
Il regime teocratico israeliano affonda le sue radici e la sua ragion d’essere sull’apartheid, il colonialismo e il razzismo di stampo religioso. Al contempo siamo consapevoli che ciò che ha creato Hamas è allo stesso modo basato sul fanatismo religioso e sul ricatto che per decenni ha compiuto verso il popolo palestinese. La differenza sta nel fatto che Israele occupa e sradica i palestinesi dalla loro terra nel West Bank, li segrega in un campo di concentramento a cielo aperto come Gaza. Il progetto sionista infatti ha lo scopo dichiarato di espandersi territorialmente e di creare uno Stato di soli ebrei in cui non c’ è spazio per altri popoli. Vivere come bestie, essere sterminati, disumanizzati, che conseguenze possono generarsi?
È un giudizio condiviso che le manifestazioni per la Palestina, culminate il 22 settembre, abbiano raggiunto un successo mai visto nella storia recente, non solo per i numeri dei manifestanti, ma anche per il sostegno della popolazione civile, che al passaggio dei cortei, solidarizzava e si riconosceva in qualche modo negli slogan dei manifestanti, applaudendo, facendo suonare le sirene, i clakson, alzando i pugni….
Stanno prendendo posizione contro il genocidio in corso intere categorie sociali, in forza del lavoro che svolgono, del ruolo che rivestono, del posto che occupano nella società. Non si era mai visto che anche i preti, in quanto tali, organizzassero un corteo e decidessero di manifestare, di prendere la parola nello spazio pubblico per dire che la neutralità non è un’opzione ma complicità. Come a dire che non potrei più fare il prete e predicare, il medico e curare, l’artista e recitare, l’insegnante e insegnare, senza prendere posizione, senza dire da che parte sto della storia. Senza dire perché preghiamo, insegniamo, curiamo, a quale fine, per quale umanità, per quale convivenza di uomini, donne, popoli, per quali diritti, e quali punti di riferimento certi. Come se la neutralità o l’indifferenza tradissero la precarietà di ogni senso, lo sfaldamento di quei riferimenti che ci guidano lungo il sentiero percorso nella nostra vita, perché poggi su un senso.
di Partito della Rifondazione Comunista, Comitato per la pace di Fidenza e altre associazioni
Mobilitazione straordinaria per Gaza: scendiamo in piazza contro l’invasione e il genocidio del popolo Palestinese, venerdì 26 settembre, alle ore 18:30, in piazza Garibaldi, davanti al Comune di Fidenza.
In occasione del festival verdi 2025, le lavoratrici e i lavoratori del Teatro Regio si riuniscono sotto questo accorato motto “Free Palestine” per sostenere la resistenza del popolo palestinese, vittima del genocidio che lo stato sionista di Israele sta perpetrando da ormai due anni. Con questo gesto vogliamo innalzare un silenzioso grido di “cessate Il fuoco” attraverso quelle che riteniamo doverose piccole pratiche per contrastare l’indifferenza verso questo massacro e non lasciare spazio all’immobilismo e alla normalizzazione in corso.
Domenica 21 settembre la nostra città conoscerà l’autentica vergogna di ospitare, nella cornice della simbolica piazza Garibaldi, l’ex primo ministro israeliano Ehud Olmert, a cui sarà dato un microfono nel contesto del Festival Open, giornale online fondato da Enrico Mentana. Ehud Olmert rappresenta in maniera cristallina un personaggio in tutto e per tutto aderente al sionismo e al progetto di pulizia etnica dei palestinesi; nel corso della sua carriera politica da sindaco di Gerusalemme ha spinto per lo spostamento forzato dei residenti non ebrei, mentre da primo ministro si è macchiato di crimini orribili, come l’aggressione al Libano nel 2006 e la carneficina di civili gazawi causata dall’operazione Piombo Fuso (più di 1400 morti e 5300 feriti).
La realizzazione della “Global Sumud Flottilla”, che cerca di rompere il blocco navale illegittimo imposto dal governo fascista israeliano nel mare davanti a Gaza, per portare aiuti alimentari alla popolazione vittima di genocidio, sta creando un ampliamento importante del movimento di solidarietà.
Lettera aperta al Festival Open, agli Ospiti del Festival Open, al Comune di Parma e all’Università di Parma per l’esclusione di Ehud Olmert dal Festival di Open.
“La nostra resistenza non è solo per la libertà di una terra, ma per la libertà di essere umani”, testamento della giornalista Anas al-Sharif.
Ci sono momenti, nel corso della storia, dove non c’è più spazio per l’ambiguità. Oggi, con un genocidio in corso sull’altra sponda del Mediterraneo, perpetrato con il supporto politico ed economico del nostro governo, è uno di quei momenti.
Decine di barche provenienti da 44 Paesi, centinaia di attivisti, migliaia di voci unite per rompere il silenzio e portare aiuti umanitari: è la Global Sumud Flotilla, che si prepara a salpare per portare speranza alla popolazione di Gaza. È la risposta della società civile internazionale che sceglie di muoversi di fronte all’inerzia dei governi, dopo oltre venti mesi di massacri e silenzi.
Anche Parma il 4 settembre alle 18,30 in Piazza Garibaldi, risponde alla chiamata della mobilitazione nazionale per la campagna “Da ogni fiume a ogni mare”. Nel giorno della partenza della Global Sumud Flotilla dai porti siciliani, scendiamo in piazza in tutto il Paese per sostenere la rotta verso Gaza e denunciare l’assedio illegale imposto da Israele, che vogliamo contribuire a rompere.
Con le nostre azioni chiediamo: – la restituzione del mare a Gaza e il diritto del popolo palestinese ad accedervi, – il sostegno alle resistenze dei popoli indigeni nel mondo, – la riappropriazione degli spazi pubblici come luoghi di solidarietà e lotta, – al Governo italiano di smettere di vendere armi a Israele e imporre un embargo e sanzioni adeguate ai crimini contro l’umanità commessi (come indicato dalla Corte di Giustizia Internazionale).