Langhirano, chiude l’ex caserma: si aggrava l’emergenza abitativa

da Rete Diritti in Casa

L’ex caserma di Langhirano

La vicenda degli alloggi per lavoratori di Via Micheli a Langhirano (ex Caserma) sta giungendo al suo epilogo. Dal mese di marzo, la cooperativa Parma 80 staccherà la fornitura di gas e i pochi abitanti che restano all’interno saranno al freddo. Diversi nuclei hanno accettato di trasferirsi negli alloggi Erp messi a disposizione dal Comune di Langhirano per “risolvere” la questione. Si tratta, in tutti i casi, di alloggi sottodimensionati rispetto alle esigenze delle famiglie e per di più con assegnazioni temporanee (18/24 mesi).

Queste assegnazioni, inoltre, bloccano l’accesso alla casa popolare da parte delle tante famiglie in difficoltà (ben 60 nuclei) che sono state ammesse alla graduatoria comunale appena chiusa. Quindi l’emergenza abitativa a Langhirano, di per sé già pesante, è destinata a manifestarsi in tutta la sua gravità, anche in considerazione del fatto che a giugno finirà il blocco degli sfratti e tutti coloro che hanno accumulato morosità per l’alloggio o che erano già sotto sfratto si troveranno per strada o ad affollare gli uffici dei servizi sociali che molto probabilmente non potranno fare altro che comunicare che non ci sono più case a canone sociale disponibili.

La scelta di chiudere per sempre gli alloggi di Via Micheli e di consentire alla Provincia (proprietaria dell’immobile) la vendita è da attribuirsi in toto al sindaco Giordano Bricoli. Sappiamo della disponibilità della Provincia a prolungare il progetto, sappiamo anche della disponibilità del gestore ad adeguare l’edificio con interventi di ristrutturazione a fronte di concessioni di lungo periodo e della possibilità di ristrutturare l’edificio con interventi coperti da contributi e bonus di vario tipo. Le possibilità di mantenere l’edificio a disposizione del territorio per rimpinguare l’esiguo patrimonio di alloggi a canone sociale c’erano tutte. In questo modo invece si perdono 8 alloggi, alcuni di grandi dimensioni, a fronte di una emergenza che il comune di Langhirano non vuole riconoscere.

Questa situazione è anche la dimostrazione del grave danno causato dal ridimensionamento delle funzioni e competenze delle Province, ora costrette a vendere il loro patrimonio immobiliare che, vista la grave emergenza abitativa, dovrebbe essere destinato a questo scopo. Il mercato degli affitti a Langhirano è bloccato, specialmente per i lavoratori stranieri. Allo stesso tempo le banche tendono a non concedere mutui per l’acquisto casa ai nuclei costretti a chiedere finanziamento al 100% del valore dell’immobile perché non hanno reti famigliari di appoggio che consentano di coprire almeno in parte il costo dell’alloggio.

A subire particolarmente l’esclusione sono i lavoratori e le lavoratrici provenienti da altre parti del mondo ma ormai radicati da anni a Langhirano, che risulta essere il comune della provincia con il più alto numero di stranieri (oltre il 20%). Lavoratrici e lavoratori che vengono sfruttati nei prosciuttifici con i contratti tramite cooperativa che garantiscono miseri salari e poi vengono esclusi anche da un diritto primario come quello di un alloggio. Il Comune di Langhirano non può fingere che non esista questo tipo di problematica. Il paese è costituito strutturalmente da un numero cospicuo di nuovi abitanti che hanno diritto ad aiuto in caso di difficoltà economica al pari dei cittadini autoctoni in stato di bisogno. Non ci risulta che la chiusura degli 8 alloggi a canone sociale di Via Micheli sarà bilanciata da costruzioni o recupero di altri alloggi per nuclei in difficoltà economica.

L’ex caserma si trova nel cuore di una grande area di riqualificazione urbana tra la ex Galbani e la ex Illa, dove con ogni probabilità saranno accolti gli interessi dei soliti costruttori e palazzinari, invece di tenere conto delle esigenze della parte più povera della popolazione. Un paese costruito sempre più su misura dei benestanti che esclude i veri produttori della ricchezza. Se la chiusura dell’ex caserma sarà definitiva, il paese si troverà con più sfratti senza soluzione, con più famiglie con minori a carico dei servizi sociali e con più spese per le casse comunali.

In ogni modo la vicenda non si chiude qui. Alle famiglie e ai nuclei che si troveranno ad affrontare gli sfratti senza soluzione siamo sempre pronti ad offrire il nostro appoggio, consulenza e denuncia pubblica della disastrosa emergenza abitativa che gli amministratori, come a Langhirano, volutamente ignorano.