La lotta per la casa non si processa

da Rete diritti in casa Parma

Domani, mercoledì 3 febbraio 2021, arriverà a sentenza la causa intentata contro le persone, famiglie con bambini e uomini e donne single, che nel 2014 ridiedero vita a una casa abbandonata in via Cagliari 38 a Parma. Lo sgombero avvenne nell’ottobre 2015 su sollecitazione della proprietà, la Banca Unicredit, che ancora oggi tiene vuoto l’edificio nonostante l’emergenza abitativa che grava sulla parte più debole della popolazione e sulle fasce sociali più colpite dalla crisi economica conseguente al Covid.

Si vuole colpire per via giudiziaria un movimento che in Italia e in tutta Europa sta cercando di dare le uniche risposte chiare all’emergenza abitativa e al diritto all’abitare: il mercato degli alloggi non costituisce la soluzione ma è la causa del problema abitativo e il canone libero ha reso l’alloggio un oggetto di speculazione vergognosa.
Le case ci sono già per tutti, è inutile costruirne delle altre. Bisogna requisire e assegnare gli alloggi inutilizzati appartenenti a fondi finanziari, banche, grandi proprietari immobiliari e se le istituzioni non intervengono sono i senza casa a farlo da sé.
Gli occupanti di via Cagliari, a fianco del movimento cittadino di Lotta per la Casa, in molti casi sono stati costretti a ricorrere ad altre occupazioni per trovare finalmente una soluzione abitativa, anche in considerazione dell’inconsistenza delle risposte dell’amministrazione locale.
Se per la legge occupare alloggi vuoti è reato, affermiamo con la forza della realtà dei fatti che ripristinare il valore d’uso e non di mercato per gli alloggi è soluzione legittima sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista urbanistico ed ecologico.
Il mercato respinge proprio coloro che hanno più bisogno di un alloggio: abbiamo prove schiaccianti del fatto che oggi per le famiglie monoreddito trovare un alloggio in affitto a Parma come altrove è impossibile. Abbiamo testimonianze di truffe sempre più frequenti a danno di chi cerca disperatamente casa.
Con la fine del blocco degli sfratti, collegata alla fine della moratoria sui licenziamenti, si prospetta una crisi sociale senza precedenti. Come si comporterà l’autorità giudiziaria di fronte a chi per sopravvivere sarà costretto a ricorrere alle occupazioni? Si privilegerà ad oltranza la difesa della proprietà privata a fronte del diritto a vivere?
La proprietà immobiliare ha una rete di protezioni politiche ed economiche poderose che si riflettono su un sistema legislativo che nega il diritto all’abitare. Tocca a tutti coloro che questo diritto se lo vedono negare prendere in mano la situazione e affermare il proprio diritto a una vita dignitosa.