Pieni poteri? No grazie, in Turchia come in Italia

da Officina Popolare Parma

Recep Tayyip Erdogan (Foto: Adem ALTAN / AFP)

Mentre le piazze italiane si riempiono di manifestazioni contro la guerra voluta da Erdogan, le popolazioni della Siria del Nord che hanno coraggiosamente lottato contro l’ISIS sono oggetto in questo momento di bombardamenti e attacchi terroristici, col beneplacito degli Usa. I piani di pulizia etnica da parte dello stato turco rischiano di sconvolgere ulteriormente il Medio Oriente e il Mediterraneo.

In Turchia chi dissente è considerato un nemico dello Stato. Dal 2016 Erdogan governa il suo paese con pieni poteri. La religione da una parte, la repressione poliziesca dall’altra, i profughi e gli immigrati usati come arma di propaganda e pressione politica; l’uso della guerra per appianare problemi interni (grave crisi economica, sconfitta alle elezioni municipali).

Nel nostro paese l’ultimo politico che ha chiesto i “pieni poteri” è stato sommerso, per ora, da una crisi da lui stesso causata. Ci pare giusto ricordarlo e averlo presente per il futuro. Il dissenso, la pluralità e l’equilibrio dei poteri sono alla base della convivenza democratica. Abbiamo già passato, e abbiamo pagato molto cara, l’esperienza di uno Stato impersonato da un leader con pieni poteri. Una comunità sana e vitale sa ospitare ogni voce e opinione, ma sa riconoscere quelle che rischiano di condurre all’autoritarismo.